Il Convegno che si è tenuto al Centro Civico di Milano 2 giovedì 13 dicembre, organizzato da Federica Nin e Silvia Eid, si è incentrato sulla domanda “Gli animali e la ricerca. La sperimentazione animale è utile al progresso scientifico?” La risposta è stata data dal dottor Stefano Cagno, medico antivivisezionista, autore di libri e da anni impegnato nella lotta alla vivisezione o sperimentazione animale. Accanto a lui la relazione della biologa Monica Girardi che ha approfondito la tematica dei metodi sostitutivi.
La vicenda di Green Hill ha aumentato l’interesse dell’opinione pubblica nei confronti della sperimentazione animale, tema per troppo tempo trascurato dai media e considerato quasi tabù, grazie anche alle pressioni della comunità scientifica per tenerlo nascosto e lontano dalla vita delle persone. In realtà è un argomento che ci riguarda tutti da vicino. .Da questa sciagurata “pratica” infatti dipende la salute della popolazione mondiale, oltre che la vita di un numero enorme di animali uccisi e torturati ogni anno nei laboratori.
E i numeri sono davvero spaventosi: solo in Italia nel 2007 sono stati uccisi 908.002 animali di varie specie, dai roditori ai cani, dagli ovini ai pesci. Nel 2008 sono state 864.318 le vittime e nel 2009 830.453 (fonte Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana). I dati relativi agli ultimi anni non sono ancora disponibili ma certamente purtroppo non mostreranno riduzioni consistenti su queste cifre. Sì perché la sperimentazione animale è ancora la “metodologia” ufficiale per testare ogni sostanza che andrà a contatto con l’uomo, dai farmaci ai detersivi per la casa, fino al teflon delle pentole.
Non abbiamo inoltre dati certi sull’utilizzo di anestetici e analgesici utilizzati per alleviare le sofferenze degli sfortunati soggetti detenuti negli stabulari. Sappiamo che in Gran Bretagna il 70% degli esperimenti non ne contempla l’utilizzo in quanto l’anestetico può alterare i risultati dell’esperimento stesso. Stefano Cagno ha ricordato la Teoria delle 3 S:
1. Specie: ogni specie ha caratteristiche biologiche non confrontabili (vale anche per il confronto uomo-scimpazè che pur condividono il 99% del dna)
2. Stabulazione: la permanenza degli animali negli stabulari altera le risposte biologiche. Lo stress e le condizioni innaturali cui sono sottoposti incide notevolmente ad esempio sul sistema immunitario. La stessa cosa è stata verificata negli Stati Uniti con esperimenti su volontari detenuti nel braccio della morte la cui componente depressiva ha modificato il sistema immunitario.
3. Sperimentazione: le patologie sperimentali indotte sugli animali possiedono caratteristiche diverse rispetto a quelle insorte spontaneamente.
La genetica ci dice che ogni specie è diversa anche quando c’è vicinanza fra le specie come ad esempio ratti e topi.
In passato, ammette Stefano Cagno, da un punto di vista scientifico gli esperimenti sugli animali sono serviti per conoscere le funzioni dei sistemi biologici ma si parla di secoli fa.
Sul settimanale Panorama sono state pubblicate le 10 domande poste da Stefano Cagno a celebri nomi della comunità scientifica. Ad esempio perché esistono farmaci a uso umano e altri a uso veterinario, perché i ricercatori non vogliono che avvii un processo di validazione dei modelli animali, ad oggi si sperimenta contemporaneamente su animali e uomini. Perché sono stati creati animali modificati geneticamente e quindi “umanizzati” come ad esempio l’oncomaus brevettato nel 1988, un topo che sviluppa il tumore alle mammelle; perché dopo la sperimentazione animali bisogna comunque sperimentare anche sugli uomini: il 92% dei farmaci che superano la i test sugli animali non sono poi validi per gli uomini; perché oltre il 50% dei farmaci presentano gravi reazioni avverse dopo la commercializzazione (100mila persona negli Stati Uniti muoiono a causa delle reazioni dei farmaci); perché si usano i roditori dato che fra noi e loro ci sono circa 1.500 geni diversi quindi 1.500 variabili; perché studiamo malattie degenerative su animali come i ratti che vivono 2/3 anni; perché studiamo le malattie della mente su animali ch non possono paralare; perché farmaci tossici sugli animali passano poi agli uomini come ad esempio il Tamoxifene.
Metodi sostitutivi
La scienza e la tecnologia sono andate avanti e oggi ci sono validi metodi sostitutivi per la ricerca come la biopsia e l’autopsia, le colture di tessuti e cellule in vitro, modelli matematici.
A Ispra, sul Lago Maggiore, si trova l’ECVAM, European Centre for Validation of Alternative Method dove si convalidano gli esperimenti alternativi e dove si crea un dialogo fra aziende, università e ricercatori.
Purtroppo l’informazione su questo argomento è ancora poco diffusa soprattutto perché c’è l’interesse a non fare emergere la realtà con conseguenti perdite di raccolta fondi e stanziamenti per una ricerca arcaica, dannosa e crudele. Molte persone ignare e in buona fede davanti all’immagine di un bambino malato fanno donazioni agli istituti di ricerca tradizionale che purtroppo finché procede su questa strada non farà progressi significativi per aiutare quel bambino. http://www.novivisezione.org
Ma possiamo fare qualcosa: è in atto infatti una petizione europea contro la vivisezione e tutti possiamo firmare online o presso la Leal (Lega AntiVivisezionista) www.leal.it. Per raggiungere l’obiettivo ci vogliono almeno 1 milione di firme valide raccolte in almeno sette Paesi dell’UE www.stopvivisection.eu. Silvia Massimino