Change up! è stato alla terza edizione del Green Retail Forum che si è svolto
mercoledì 15 maggio all’East End Studios di Milano, con la curiosità di saperne
di più sulla nascita di un nuovo network dedicato alla sostenibilità: Green Retail Network. Partendo dal
flusso di comunicazione, interazione e movimento che registra il web 2.0, PlanetLife Economy Foundation (Plef) ha deciso di far confluire una parte di
questo movimento sui temi della sostenibilità, creando un social per tutti i
portatori di interessi che ruotano attorno al green retail. Chi vi accederà
potrà condividere con la community i propri progetti, in qualsiasi fase essi siano
(elaborazione, start up, avanzati, definiti) e gettare quindi un seme perché l’idea
prenda forma oppure cresca, si sviluppi, evolva grazie all’interazione on e off
line che si verrà a creare. Un progetto condiviso è idealmente di tutti e la
sua identità potrebbe infatti modularsi grazie anche ai nuovi apporti della
community. Obiettivo di Plef è quello di realizzare una coerenza sistemica,
facilitare l’accessibilità e fruibilità ai temi green, agevolare un accesso
sostenibile ai beni di consumo. In definitiva, sostenere la nascita del nuovo
paradigma economico che la Fondazione promuove (la planomia). Sulla piattaforma
web potranno convivere e dialogare istituzioni, enti, associazioni, insegne del
retail, fornitori, consumatori. Il camp seguito alla presentazione del nuovo
social ha confermato l’interesse da parte degli attori in campo: hanno
dichiarato di ritrovarsi e riconoscersi nel progetto di Plef M. Bordoli (CRAI), M. Gasbarrino (UNES), G.
Bancher (e-co.Store Fase), R. Giordano (IKEA Italia), A. Tamburini (Coop.
AEQUOS), V. Sevino (AMAT), P. Barzoni (PLAM), E. Burgin (AGENDA 21), P. Arnell
(I BARTER), N. Corona (Legambiente). A tutti è stata chiesta la collocazione in
tema di “verde”, ossia se si reputano “verdi” (incentrati su una visione di
sostenibilità come risparmio), “più verdi” (se spinti da motivazioni
etiche e culturali), “verdissimi” (se la loro mission è di innovare il sistema
di consumo e il modello economico). Risultato: tutti verdi, ça va sans dire, e solo alcuni
verdissimi ma con la consapevolezza di dover andare oltre, perché è evidente per tutti la necessità di avere una visione lungimirante che porti a un
reale cambiamento. Tutti concordi, di conseguenza, nel vedere l’utilità di un social
dedicato alla sostenibilità, che possa accelerare le connessioni e le
opportunità per una sostenibilità a tutto tondo: economica, sociale, ambientale.
Fra i progetti, quello presentato dall’architetto
Giacomo Bancher si colloca in modo trasversale nelle tre categorie, poiché
partendo da necessità di ordine economico dettate dalla volontà di rilanciare
un territorio, si muove per incentivare una cultura di cambiamento fra i vari
shareholders, primo fra tutti il territorio stesso. e-co.Store Fase, questo il nome del progetto, sarà uno showroom in sharing per 600 aziende selezionate della sostenibilità con una
forte vocazione educational imprescindibile dal profit. Un progetto del genere è naturale che si
riconosca nelle modalità di comunicazione social, in quanto già per sua natura
“sistema aggregativo”. Così Bancher: “Sul territorio (provincia di Bergamo,
ndr) già operano realtà orientate alla sostenibilità, ma lo fanno a livello
individuale e quindi con poca visibilità e poca incidenza. Fare sistema diventa imprescindibile per poter attuare un cambiamento di paradigma ed
e-co.Store Fase, che recupera una realtà industriale, è un marker
territoriale che si fa nuovo motore per la sostenibilità del fare impresa, in cui
lavoro e cultura si integrano e si sostengono. Per passare dal marketing di
prodotto al marketing di sistema e motivare le persone”. La sostenibilità è anche fare rete, ma ben oltre ai "mi piace". Non c'è che augurarsi che un social così specifico come Green Retail Network diventi uno strumento concreto per progetti ambiziosi - in termini di sostenibilità - come e-co.Store.
Livia Negri