giovedì 16 maggio 2013

Italia go green, le competenze ci sono

Si è svolto ieri al Centro Svizzero di Milano il terzo
appuntamento con l’European Annual Meeting, il Workshop organizzato dalla Fondazione Istud dal titolo L’Umanesimo Verde. Go-green 3.0 E’ la scienza dei contadini? Molti gli argomenti trattati per fare il punto sull’andamento della green economy nel nostro Paese: edilizia sostenibile, rinnovabili, smart cities, raccolta e smaltimento rifiuti, utilizzo dell’acqua e imbottigliamento, chimica verde e biomasse.


Tutti concordi i relatori presenti, esponenti dell’imprenditoria, moderati da Federico Luperini di Adnkronos, sulle principali difficoltà che si trovano quotidianamente ad affrontare, ovvero l’eccesso di burocrazia e i rapporti con le istituzioni.
E se le smart cities in Italia rappresentano una grande opportunità per un deciso orientamento verso lo sviluppo e una migliore qualità della vita, come ha spiegato Barbara Freni, Amministratore delegato di ABB S.p.A., Andrea Poggio, Vicedirettore di Legambiente, ha ribadito la necessità di ottenere un patto per le città, quindi un’attivazione competente ed efficace da parte delle istituzioni. Gli imprenditori, come spesso succede, sono più avanti rispetto alle istituzioni. Una concreta opportunità è quella dell’internazionalizzazione per valorizzare all’estero un nuovo made in Italy che sappia abbinare ai valori tradizionali la sostenibilità, secondo Giovanni Roncucci, Presidente di Roncucci&Partners Group.
Claudio Moscardini di Gas&Power Sorgenia ha spiegato che nella rete esistono degli ostacoli, sempre dovuti a intralci burocratici, che ostacolano la diffusione dell’energia rinnovabile. Concetto rafforzato da Alessandro Marangoni, Amministratore delegato di Althesys, che ha spiegato come la burocrazia penalizzi le rinnovabili che pur restano un settore trainante della green economy. La crescita stop & go in Italia e non solo, ne ha rallentato lo sviluppo, anche se nel 2013 il fotovoltaico è cresciuto del 3,4% (quasi il doppio rispetto al 2012). Il costo degli incentivi ha pesato in modo eccessivo sulla bolletta dei cittadini, costi che si sarebbero potuti contenere con una strategia e pianificazione più intelligente e sul lungo periodo.
I limiti del sistema Italia sono stati sottolineati anche da Stefano Buccilli, Amministratore delegato di Velux Italia S.p.A., che ha raccontato lì’impegno del Gruppo nella ricerca e sviluppo in collaborazione con le Università e, fra cui il Best del Politecnico di Milano, il governo danese. Nonostante gli ostacoli, sostiene Buccilli, le aziende devono fornire esempi concreti per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità. Velux ha realizzato prototipi di case a risparmio energetico e di suolo, ambienti confortevoli e termoregolati. In pochi anni grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie si sono raggiunti grandi risultati che portano ad abbattere i costi e i tempi di costruzione limitando anche gli intralci burocratici.
E su tempi e costi nell’edilizia sostenibile è intervenuto anche l’architetto Fabio Cova che realizza case in paglia, ovvero utilizza mattoni di paglia derivata dagli scarti della lavorazione dei cereali, materiale solido, flessibile, ecologico. La paglia è inserita nelle murature perimetrali e offre una coibentazione sicura che permette di ridurre l’utilizzo di riscaldamento e aria condizionata. I costi si abbattono rispetto all’utilizzo dei mattoni e anche i tempi di costruzione. L’intonaco è in terra cruda facilmente reperibile a km 0 e si può utilizzare anche per i pavimenti con un trattamento al lino che li rende simili alla resina.
3M sta puntando su una tecnologia per ripristinare la rete idrica e limitare gli enormi sprechi di acqua dalle tubature. Si tratta di una pellicola innovativa, come ha spiegato Davide Panciera di 3M Italia, che limita gli scavi per raggiungere i tubi e una volta effettuato l’intervento, il tubo ha una durata di almeno 50 anni. Si tratta di una resina che si spruzza nel tubo e si solidifica creando una pellicola composta da 140 strati.
E restando in tema di acqua Alberto Bertone, Presidente di Sant’Anna, ha raccontato le difficoltà nella distribuzione dell’acqua imbottigliata nelle “bio bottle” realizzate con scarti di zuccheri vegetali. Nonostante tutto l’azienda persegue la strada intrapresa verso la sostenibilità.
Dario Giordano, direttore della ricerca del Gruppo Mossi&Ghisolfi crede fermamente che il futuro sia nelle biomasse derivate da rifiuti o da coltivazioni marginali non destinate all’alimentazione. La tecnologia italiana in questo campo è fra le più innovative.
Infine per ridurre i rifiuti è necessario fare prevenzione ma soprattutto progettare bene, ha spiegato Roberto Cavallo, Presidente di Cooperica. Il ruolo dell’eco-design è fondamentale per progettare prodotti e packaging intelligenti in un ottica di cradle to cradle. E scopriamo che in Italia l’industria del riciclo è performante grazie alla capacità dei nostri imprenditori e dei nostri ricercatori.
Silvia Massimino





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