Un Convegno a Milano al Teatro del Design della Fondazione Sabrina e Alberto Del Biondi per indagare lo stato dell’arte delle aziende italiane nei rapporti con la sostenibilità dal titolo “Sustainabitaly -Tecnologia e Sostenibilità ambientale per lo sviluppo dei mercati” cui hanno partecipato Alberto Del Biondi, Industria del Design, Marina Garzoni, Moda e Tecnologia, Giuseppe Avesani – Elogico, Carissa Fortino – Distribuzione e consumo e Antonio Catalani, docente SDA Bocconi nel ruolo di moderatore.
Un incontro per analizzare le trasformazioni in atto del quadro sociale ed economico internazionale e individuare le nuove direzioni dei consumi delle quali anche le aziende di moda e design dovranno tenere conto. Argomenti di grande attualità che coinvolgono tutti. Basta ricordare il discorso di insediamento del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama in cui ha sottolineato l’importanza di un’economia sostenibile per far ripartire il lavoro e i consumi.
Gli economisti parlano di un progetto economico in linea con la realtà attuale che si focalizza sulla capacità di unire tecnologia, sviluppo economico, ecosostenibilità e vita quotidiana in un ottica di business. Non si può dunque pensare alla sostenibilità ambientale slegata dall’obiettivo di generare vantaggi e interessi. L’etica e il rispetto dell’ambiente devono quindi diventare un interesse non basta che siano un dovere.
Antonio Catalani nella sua introduzione ha spiegato che dopo ogni crisi economica si è verificato nella storia un cambiamento di modelli di consumo, legato a profondi cambiamenti della struttura sociale. Tutte le promesse del Novecento sono state disattese e la tecnologia non ha risolto tutti i problemi, come si pensava, anzi ne ha aggiunti. La qualità della vita avrebbe dovuto migliorare ma non è stato così, basta pensare ai problemi ambientali con cui si deve convivere ad esempio nelle grandi città. Si pensava a u futuro radioso in un’epoca in cui i valori erano chiari e ordinati, ma non è stato così e la crisi economica è una conseguenza di tutto questo. Oggi siamo in piena crisi dell’era industriale e, senza catastrofismi, dobbiamo reagire ricostruendo la modernità. Come? La tecnologia può certamente dare una mano se pensata per creare sviluppo, qualità e sostenibilità. Bisogna creare una tecnologia che non inquini innanzitutto e che sappia rispettare le risorse naturali.
La sfida oggi è sulla possibilità di creare prodotti belli e attraenti, ma allo stesso tempo ecosostenibili e che costino meno, devono coniugare valore estetico, tecnologico ed etico per far sì che il consumatore torni a comprare.
Giuseppe Avesani ha illustrato il lavoro di Elogico, una piattaforma internazionale che studia e comunica i temi della sostenibilità legati ad architettura e design. Negli anni scorsi l’impegno di Elogico si è focalizzato sul made in Italy e sul suo rapporto con questi temi per capire come è percepito all’estero. Ci sono aziende importanti in Italia impegnate da tempo nella ricerca verso una tecnologia che possa essere sostenibile, per fare un esempio Valcucine in 20 anni ha creato 40 brevetti, fino all’ultima realizzazione della cucina in acciaio e vetro completamente riciclabile. Questo impegno viene percepito come slegato dal resto della realtà del nostro Paese, esempi virtuosi che seguono un loro percorso individuale.
Avesani ha inoltre sottolineato l’importanza di trovare un nuovo registro linguistico nella comunicazione per affrontare questa realtà in evoluzione.
Secondo Alberto Del Biondi uno dei problemi risiede nell’integrità della filiera. Oggi non è sempre facile trovare fornitori orientati a questa sensibilità su tutta la filiera che deve essere certificata. La strada è ancora lunga, abbiamo appena superato il primo step, quello dei prodotti sostenibili ma poco interessanti da un punto di vista estetico. Siamo dunque al secondo gradino, quello che Del Biondi definisce ECO.02, la nuova generazione di ecologia abbinata alla tecnologia in grado di sviluppare progetti e prodotti apprezzabili anche da un punto di vista estetico e che catturino l’attenzione soprattutto dei giovani. Il designer oggi deve anche essere un “ingegnere” esperto di nuove tecnologie e materiali.
Anche Marina Garzoni è d’accordo sulla necessità di ripensare la filiera in un’ottica di unione fra tecnologia ed ecosostenibilità. Per la moda questo è il momento giusto per affrontare i cambiamenti in atto e i nuovi bisogni legati al benessere delle persone e del pianeta. La moda è da sempre espressione del tempo e le aziende devono tenere conto delle forti spinte dei consumatori. Oggi la tecnologia è considerata un’alleata e bisogna fidelizzare il circolo virtuoso su tutta la filiera della produzione fino al consumatore che è poi l’ago della bilancia, il primo promotore di nuove istanze. D’accordo anche Carissa Fortino riguardo al potere del consumatore che può obbligare la filiera a cambiare.
Nel corso del dibattito si è posta una domanda di grande importanza, ovvero se i retailer sono pronti a questi cambiamenti. La risposta non è positiva, c’è ancora strada da fare in questo senso. Si tratta di un’evoluzione anche culturale che necessita il suo tempo. Sarà la domanda comunque a determinare cambiamenti decisivi.
A fare da cornice al Convegno al Teatro del Design è stata allestita una mostra promossa da Elogico con oggetti di design sostenibile realizzati dalle aziende Artemide, Casamania, Morelato, Moroso, Horm, Haute Material, Palazzotti, Valcucine e Vistosi. Tra i pezzi esposti anche il tavolo in vetro con la bandiera americana disegnato da Guido Gallovich e regalato da Silvio Berlusconi a Barack Obama in occasione del G8 dell’Aquila.
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