Nel disperato tentativo di far passare per "verdi" le proprie operazioni distruttive nelle foreste indonesiane, il gigante cartario Asia Pulp & Paper (APP) contraddice sé stessa, e finisce con l'ammettere di avere un impatto devastante sul clima globale.
Nel 2007 la APP aveva presentato un rapporto sulla carbon footprint, in cui pretendeva che le attività dell'impresa fossero a emissioni zero, sostenendo che le proprie piantagioni di acacia in Indonesia catturassero carbonio dall'atmosfera. In questo modo l'impresa vantava un'impronta di carbonio più bassa di tutte le altre imprese cartarie.
Nel maggio 2008, in risposta alle iniziative di Terra!, la APP inviava ai clienti una "dichiarazione aperta" in cui confermava gli stessi dati. In settembre la APP ha commissionato una verifica "indipendente" alla ITS Global (Global Strategies International Trade), una verifica sulle accuse di deforestazione, che negava nuovamente la deforestazione e l'impatto climatico della APP.
A sorpresa, oggi la APP ha annunciato la firma di un accordo con la Carbon Conservation, un broker del carbonio con sede a Singapore. La APP si impegna a non convertire in piantagione la concessione della PT. Putra Riau Perkasa (PRP), nella penisola di Kampar a Sumatra. In cambio riceverà un pagamento per il servizio di sequestro del carbonio, che il broker potrà rivendere a imprese estere (si parla di milioni di dollari, nell'ambito dello schema REDD-Plus). Secondo la stessa APP, proteggendo 15.000 ettari di foresta torbiera, potrebbe evitare le emissioni di milioni di tonnellate di anidride carbonica nel corso dei 33 anni dell'accordo.
In questo modo però la APP ammette l'impatto climatico delle proprie piantagioni. Negli ultimi anni, la APP ha convertito un milione di ettari di foresta pluviale in piantagioni di acacia, e molte di queste si trovavano su ruoli ricchi di torba. Oramai il 75 per cento delle nuove piantagioni della APP nelle provincie di Riau e Jambi, si trova in torbiere. Mentre la APP vanta di proteggere i 15.000 ettari di foreste torbiere, continua la conversione delle torbiere circostanti nella penisola di Kampar, e a negarne l'impatto climatico.
"Delle due l'una - ha commentato Sergio Baffoni, di Terra! - le piantagioni della APP sono davvero a impatto zero, e allora i fondi intascati con la Carbon Conservation sono un furto. Oppure la conversione delle foreste torbiere rilascia da parte della APP rilascia fino a 300 tonnellate di CO2 per ettaro. E allora la APP è uno dei principali responsabili del cambiamento climatico globale.
Nel frattempo, il Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO), che certo non brilla per eccessivo ecologismo, ha minacciato il gruppo Sinar Mas di espulsione, a causa delle "gravi non conformità con il Codice di condotta dell'RSPO"
Anche Burger King pubblicamente annullato i propri contratti di fornitura di olio di palma da Sinar Mas, a causa delle "fondate preoccupazioni su alcune delle pratiche di sostenibilità nella produzione di olio di palma da parte della Sinar Mas, e sul loro impatto sulla foresta pluviale [...] Come risultato, abbiamo deciso che non sarà più acquisto di olio di palma dalla Sinar Mas o le sue controllate ". Anche altre imprese hanno annullato i propri contratti con il gruppo Sinar Mas, a cominciare da Kraft, Nestlé e Unilever.
Lo scorso luglio, 40 associazioni ambientaliste europee avevano scritto al mondo della carta chiedendo di non acquistare dal colosso sino-indonesiano Asia Pulp Paper (APP), lettera poi rilanciata in Italia da Terra!, WWF e Greenpeace. La APP (principale gruppo cartario indonesiano) e il sistema di imprese che la riforniscono di fibre, sono indicate come la principale causa singola di distruzione della foresta pluviale di Sumatra, che ha ormai portato all'orlo dell'estinzione l'orango, la tigre e l'elefante di Sumatra. Secondo le 40 associazioni, le attività della APP minacciano inoltre i mezzi di sussistenza e i diritti delle comunità forestali e dei popoli indigeni dell'area.
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