mercoledì 28 ottobre 2009

DESIGN – L’anima etica e sostenibile del prodotto

Un workshop sul design sostenibile dedicato al management del Gruppo Fiat Auto ha evidenziato l’importanza della comunicazione al consumatore del valore della sostenibilità, tematica attuale e complessa che deve indirizzare anche la progettazione e i sistemi industriali.
Da una ricerca del Det Norsk Veritas è emerso che il 70% degli italiani (propensi e sensibilizzati) considera gli aspetti etico sociali in fase di acquisto, poi solamente il 30% effettivamente effettua l’acquisto. Bisognerebbe capire qual è la percentuale di questo tipo di consumatore, ma in ogni caso ci stiamo orientando verso una maggiore informazione del consumatore rispetto al passato anche se all’atto dell’acquisto i prodotti “green” ed “eco”, anche a parità di prezzo o al 10% in più, non sono ancora in cima alle scelte.
Per quanto riguarda i produttori invece al momento della progettazione un approccio possibile è quello basato sull’LCD (Life Cycle Design) che tenga in considerazione tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto (sviluppo, industrializzazione, produzione, distribuzione, uso, manutenzione, riciclo o riutilizzo). Le linee guida per la progettazione del prodotto sostenibile sono quindi: dematerializzazione, riciclabilità, riduzione delle emissioni tossiche e lunga durata del prodotto, estensione del ciclo di vita dei materiali, facile disassemblabilità.
Sono stati portati alcuni esempi di prodotti di design sostenibili: l’Ipod e il Mac G5della Apple, la Solar Bottle di Alberto Meda e Francisco Gomez Paz, Blight di Vincent Gerkens, Ecopod di Hoeweler e Yoon Architecture, Bella Rifatta di Sawaya&Moroni, la sedia da ufficio Aeron di Herman Mille, oltre al case study Valcucine con un intervento di Daniele Posdocimo sull’attenzione alla sostenibilità dell’azienda, alla ricchezza di contenuti e alla durata estetica dei prodotti. La sostenibilità e il comportamento etico devono guidare tutto il processo di produzione e non devono essere una facciata per vendere di più, il cosiddetto green washing.

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