Lo spreco alimentare si è sviluppato con il sistema economico moderno a partire dagli anni del boom economico ma solo recentemente si è cominciato a indicarlo come problema rilevante per la sostenibilità globale anche a causa della crisi economica e delle preoccupazioni per il cambiamento climatico. Sprecare inquina e i dati parlano chiaro: ogni tonnellata di rifiuti alimentari genera ad esempio 4,2 tonnellate di CO2. Si spreca tantissimo: solo in Italia ogni anno 20 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile finisce tra i rifiuti. Questi dati parlano di un fallimento del nostro sistema economico che ha bisogno dello spreco per mantenersi in vita e obbliga a consumare e buttare via mentre in altre parti del mondo è in aumento il numero degli affamati. E pensare che molti scarti si effettuano perché un frutto non ha la dimensione giusta o per quei prodotti vicini alla data di scadenza ma non ancora scaduti. Ma abbondanza non significa salute, come testimoniano alcuni dati del Ministero della Salute che individuano un aumento di persone in sovrappeso nel nostro paese: la metà della popolazione maschile, il 34% delle donne e il 24% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni.
Questi sono alcuni degli argomenti trattati ne “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo” a cura di Andrea Segrè e Luca Falasconi con contributi di Paolo De Castro, Antonio Cianciullo, Marco Fratoddi e Pietro Raitano (Edizioni Ambiente).
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