E’ stato pubblicato il nuovo libro curato dal critico di moda e docente universitaria Maria Luisa Frisa e dall’economista e docente al Politecnico di Milano Marco Ricchetti dal titolo “Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile” (Marsilio Editore).
La domanda di partenza è “può la moda essere sostenibile e anche d’appeal? “ La risposta è positiva tanto che anche i grandi brand del lusso propongono capi eco-friendly sottolineandone il valore aggiunto. Basti pensare a Stella Mc Cartney che attraverso il suo marchio lancia messaggi a favore dell’ambiente o a un’azienda come Nike che sta puntando sulla sostenibilità per affrancarsi da un passato non sempre limpido. Questo perché i tempi sembrano
essere ormai maturi e il consumatore si sta ponendo alcune domande. Il made in Italy parte con un vantaggio che non
può trascurare: è da sempre sinonimo di qualità, abilità artigianale e manifatturiera e nella qualità molto spesso rientra anche la sostenibilità che oggi non è più un dato scontato ma deve essere sempre comunicato.
Il libro spiega che un approccio di sostenibilità e responsabilità da parte delle aziende di moda ha la finalità di migliorare il profitto e non di ridurlo. La domanda di partenza è “può la moda essere sostenibile e anche d’appeal? “ La risposta è positiva tanto che anche i grandi brand del lusso propongono capi eco-friendly sottolineandone il valore aggiunto. Basti pensare a Stella Mc Cartney che attraverso il suo marchio lancia messaggi a favore dell’ambiente o a un’azienda come Nike che sta puntando sulla sostenibilità per affrancarsi da un passato non sempre limpido. Questo perché i tempi sembrano
essere ormai maturi e il consumatore si sta ponendo alcune domande. Il made in Italy parte con un vantaggio che non
può trascurare: è da sempre sinonimo di qualità, abilità artigianale e manifatturiera e nella qualità molto spesso rientra anche la sostenibilità che oggi non è più un dato scontato ma deve essere sempre comunicato.
Ma i consumatori come percepiscono la moda sostenibile? Purtroppo c’è ancora un pregiudizio in Italia che abbina queste produzioni a scarsa ricerca stilistica. Inoltre c’è una grande confusione a causa della scarsa chiarezza delle certificazioni e della difficoltà di monitorare tutta la lunga filiera del prodotto moda.
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